Metà impiegati assenteisti nel paese del Gattopardo: «Si fa così da trent’anni»

Ficarra (Messina), nei video 650 «fughe» dall'ufficio.

Legalità, anticorruzione e cultura sono le parole d’ordine del piccolo comune che ispirò a Tomasi di Lampedusa pagine memorabili del capolavoro passato alla storia anche per quel celebre passaggio: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Ma adesso che l’alba di Ficarra è scossa da un via vai di carabinieri nelle abitazioni di 16 dei 4o impiegati del Comune (gli indagati sono 23), tutti raggiunti da incriminazioni e sospensioni dal servizio per assenteismo, sembrano già dimenticati gli omaggi agli scrittori. Con le statue dell’autore del Gattopardo e del cupino Lucio Piccolo che paiono scrutare sconcertati quanto accade, anche se non possono vedere i filmati dei carabinieri sulle pause caffè e sulle fughe verso supermercati e negozietti. Un totale di 650 episodi per un ammontare di 12.500 minuti, come si legge nella contabilità giudiziaria dei magistrati della vicina Patti, convinti di avere messo le mani su «un sistema fraudolento e patologico in un contesto di anarchia amministrativa».

Come dire che ognuno faceva quel che voleva in questo paesino di 1.400 abitanti dove filtra l’amarezza degli indagati interdetti per 9 mesi e decisi, con Moro avvocato Francesco Pizzuto, a difendersi. Compresa la responsabile del settore «trasparenza e anticorruzione» assentatasi 160 volte in due mesi. Sbalordito il sindaco Gaetano Artale, avvocato, lista civica di area Pd: «Non so se ci sono indagini anche sul sottoscritto, sugli assessori, ma non penso di vivere in un paese di scansafatiche». Non vorrebbe aggiungere altro affidandosi a Pizzuto che conosce bene perché il sindaco-avvocato lavora nel suo studio.

Inevitabili gli imbarazzi, soprattutto su una frase captata nei verbali e sfuggita a uno dei tre capi area del Comune sospesi: «Qui si fa così da trent’anni e ognuno agisce per coscienza personale…». Frase male interpretata, echeggia un tam tam colto dal predecessore di Artale, suo cognato, sindaco fino al 2016, in carica per dieci anni, Basilio Ridolfi, ingegnere, capo ufficio tecnico nella vicina Brolo, anche lui Pd: «Avrà fatto riferimento alla pausa caffè che non è regolamentata, ma non siamo circondati da lavativi. Anzi, bisognerebbe prendere ad esempio la storia di Francesco Cappotto». Riferimento diretto al dirigente dell’area tecnica, interdetto: «Sempre disordinato negli aspetti formali, ma generoso, volenteroso, pronto a lavorare senza guardare l’orologio, magari dimenticando di timbrare il cartellino…».

(CORRIERE DELLA SERA pag. 15 · 06-04-2018)