«Aiuti a chi assume over 55 e ai negozi di periferia»

Il viceministro Casero avanza le richieste dei centriste: le risorse? Con le privatizzazioni

«Uno sconto sulle tasse per le aziende che assumono chi ha superato i 55 anni d’età ed è rimasto senza lavoro. Sono tanti, ma nessuno ne parla». E Luigi Casero viceministro dell’Economia a indicare la priorità di Ap, la costola di centro della maggioranza, per la prossima Legge di Bilancio. La sua, di fatto, è una risposta al pressing sulla manovra che negli ultimi giorni è arrivato da sinistra.

Per il momento gli incentivi allo studio del governo riguardano le assunzioni dei giovani con meno di 29 anni. Avete intenzione di scatenare un derby generazionale?

«Nessun derby. Chiediamo di estendere agli over 55 i vantaggi fiscali in arrivo per gli under 29. Aggiungiamo non sottraiamo».

Ma aggiungere costa. Avete calcolato quanto?

«Non ancora. Ma è giusto cominciare a parlare del problema. Chi perde il lavoro a quell’età difficilmente lo ritrova. Finora si è puntato su strumenti assistenziali per accompagnarli fino alla pensione. Ma queste persone hanno ancora molto da dare in termini d’esperienza sia a loro stessi che al Paese».

Tra le vostre richieste c’è anche l’azzeramento delle tasse per i negozi di periferia nelle grandi città. Perché?

«Perché i piccoli negozi stanno scomparendo. E le periferie delle metropoli rischiano di diventare ancora più invivibili. Lo Stato deve fare la sua parte, perché la bottega all’angolo è anche un presidio sul territorio. Di solito guadagnano poco, per le casse pubbliche l’effetto sarebbe limitato. Ma serve un segnale».

Non c’è un vostro cavallo di battaglia, il quoziente familiare, il meccanismo che abbassa le tasse per le famiglie numerose. Come mai?

«C’è l’aumento delle detrazioni fiscali per le famiglie con figli. Un meccanismo diverso, e graduale, per arrivare allo stesso obiettivo. E anche un fondo di garanzia per le piccolissime imprese che spesso non riescono a ottenere il credito e nemmeno ad aver accesso agli incentivi del piano Industria 4.o».

Viceministro, la vostra lista è lunga. Ma non c’è il rischio che per fare anche solo una di queste cose si finisca per alzare le tasse?

«Per carità, il punto è essenziale. In questi anni la riduzione della pressione fiscale ha portato aun incremento della crescita. E su questo percorso che bisogna proseguire».

Ma non passa giorno senza che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ricordi che il sentiero è stretto, cioè che non ci sono soldi.

«Certo, il sentiero è stretto ma bisogna anche percorrerlo. E per farlo c’è bisogno di un po’ di benzina».

E allora da dove la prendereste la benzina, cioè i soldi per finanziare le misure che proponete?

«Dalle privatizzazioni. Noi pensiamo alla creazione di un grande fondo in cui conferire tutte le quote delle società pubbliche, sia quelle nazionale sia quelle locali».

Ma così sarebbe una «finta» privatizzazione.

«No, perché libererebbe risorse per quasi so miliardi di euro. E poi una parte di queste quote potrebbe essere effettivamente venduta dal fondo».

Non c’è il rischio di svendere il patrimonio del Paese, specie in un momento in cui alcuni Paesi come la Francia si dimostrano aggressivi?

«No, perché sarebbe il fondo a decidere cosa e come dismettere. Naturalmente senza toccare le società considerate strategiche per il Paese».

(CORRIERE DELLA SERA pag. 8 · 06-10-2017)