Cdp fa il test agli uffici postali per riscrivere l’intesa da 1,5 miliardi con Del Fante

Sotto la lente i servizi su buoni e libretti. Indagine avviata proprio mentre è aperto il tavolo per riscrivere la convenzione tra la Cassa e il gruppo di Del Fante, che vale oltre 1,5 miliardi di commissioni l'anno

Lo scopo è sapere se i clienti che vanno negli uffici postali per sottoscrivere un libretto o un buono tornano a casa soddisfatti del servizio che ricevono e delle caratteristiche dei prodotti acquistati. Per questo in Cassa Depositi e Prestiti stanno selezionando una società di ricerca di mercato cui affidare l’indagine. In ballo ci sono quattro imprese: Doxa, Eumetra Monterosa, Gn Research e Numero Blu Servizi. Chi la spunterà tra loro avrà un incarico decisamente delicato. Perché in ballo c’è una fetta importante del risparmio degli italiani che Cassa Depositi e Presti utilizza poi per sostenere il sistema economico italiano.

Alla fine dello scorso giugno lo stock di libretti ammontava a 111 miliardi di euro e quello dei buoni postali a 208 miliardi. Si tratta di prodotti emessi dal gruppo presieduto da Claudio Costamagna e guidato dall’amministratore delegato Fabio Gallia e distribuiti da sempre negli uffici postali. Per questo lavoro il gruppo guidato da Matteo Del Fante riceve ovviamente importanti compensi, tanto che il giro d’ affari vale più di 1,5 miliardi di euro l’anno. Per gestire il risparmio postale Poste Italiane ha incassato infatti nel primo semestre dell’ anno 793 milioni. Tale remunerazione è stata calcolata in base allo schema di convenzione tra Cdp e Poste Italiane, che era stata messo a punto nel 2014 in vista della quotazione del gruppo postale a Piazza Affari, avvenuta poi ad ottobre 2015.

L’ accordo puntava a dare stabilità ai flussi di pagamento che Cassa Depositi e Prestiti riconosce a Poste Italiane per il suo servizio, privilegiando l’attività di gestione complessiva del risparmio postale rispetto a quella di semplice collocamento. Anche perché nell’attuale scenario di tassi d’interesse ai minimi storici non è facile tenere alto 1′ appeal su questo tipo di prodotti, nonostante si tratti di strumenti che godono della garanzia dello Stato italiano. Da qualche mese però Cdp e Poste si sono di nuovo sedute al tavolo per ridiscutere le condizioni della convenzione prima della scadenza naturale. L’iter era stata già avviato dal precedente amministratore delegato, Francesco Caio, e ora è stato preso in mano da Del Fante.

A questo punto i risultati del sondaggio sulla soddisfazione dei clienti, che Cdp commissiona ogni anno in base agli accordi firmati nel 2014, assumono maggiore rilevanza perché potranno essere utili per definire meglio sia la questione delle remunerazioni sia le strategie da attuare per spingere la raccolta postale. Anche perché alla fine di quest’ anno scadrà uno stock importante di vecchi buoni postali che avevano tassi d’interesse decisamente più elevati e ricchi di quelli riconosciuti oggi con le nuove emissioni, visto che un buono a tre anni attualmente rende soltanto lo 0,3% lordo l’anno.

L’obiettivo sarà mantenere questi risparmi all’interno del perimetro gruppo postale e, se possibile, anche indirizzare i flussi verso i titoli della Cassa Depositi e Prestiti per continuare a finanziare gli enti locali e a sostenere il sistema economico italiano. Sul fronte borsistico, infine, c’è da segnalare che ieri a Piazza Affari il titolo Poste Italiane ha terminato le contrattazioni in calo dello 0,56% a quota 6,16 euro per azione.

(MF – MILANO FINANZA pag. 1+4 · 06-10-2017)