Giustizia & dintorni: parliamone

Verso gli inizi degli anni ’80, nell’ambito della “Rappresentanza militare” della Guardia di finanza in terra di Calabria, venni eletto per due anni componente del Consiglio di Base di Rappresentanza per l’intera Regione.

L’Organismo sindacale interno al Corpo fu una risposta all’allora smilitarizzazione della Polizia di Stato che attuarono le restanti Forze dell’ordine, senza perdere la qualifica di “militari”.

In quella occasione, ricevetti una richiesta insolita da parte di un gruppo di militari che pure ero tenuto a rappresentare, laddove venivo invitato a formulare una proposta affinché, ogni due anni, i Comandanti di Corpo (che poi corrispondevano ai Colonnelli, Comandanti di Legione/ Regione), fossero sottoposti ad una “visita neurologica” per verificare lo stato di salute del cervello nella sua complessità, ovvero rilevare eventuali patologie o disturbi che colpiscono il sistema nervoso centrale o quello periferico.

La richiesta mi sembrò di tale portata che mi sembrò addirittura inopportuna avanzarla ma soprattutto per togliermi dall’impiccio, feci notare che argomenti di tal fatta non rientravano fra i compiti Istituzionali del Consiglio di Base di Rappresentanza.

Mondo giustizia

Apprendo oggi di una vicenda paradossale, nata da un ricorso per “licenziamento ingiusto” fatta da un dipendente di Poste italiane, sia pure condannato per “appropriazione indebita” da un Tribunale della Repubblica.

Questo signore, si fa per dire, nell’anno 2012, nella veste di dipendente fa vecchia data dell’ufficio Postale di Vasto si “approvvigiona” della somma di 15.500,00 euro dalla cassaforte del suo ufficio dov’era impiegato e, una volta scoperto e denunciato, nel frattempo sospeso, venne condannato.

Al termine dell’iter giudiziario, durato qualche anno con i tempi della nostra Giustizia, l’azienda Poste Italiane, venuto meno il rapporto di fiducia, ricorse giustamente al licenziamento per giusta causa.

A questo punto interviene il “magistrato del lavoro” del Tribunale di Chieti e la storia cambia: il ladro accertato e condannato viene reintegrato con obbligo contestuale per l’Azienda Poste di pagare gli arretrati con relativi interessi e rivalutazione monetaria.

Non conosco le motivazioni della sentenza ma se è vero come sembra la vicenda per come ho cercato di riassumerla, siamo alla “follia burocratica”.

Invece del Jobs act introdotto da qualche anno forse potrebbe rivelarsi utile riprendere la proposta che ho ricevuto verso gli inizi degli anni ’80 e applicarla in taluni ambiti e attività della Pubblica amministrazione.

Il buon senso, si alimenta anche dalla cura delle patologie che tutti possono avere, a cominciare dai Giudici.

(WALLSTREETITALIA.COM)