Valutazioni del personale: l’Azienda mette i lavoratori l’uno contro l’altro

25 marzo 2014

La recente iniziativa aziendale circa le valutazioni del personale che, oltre ai Quadri, sta interessando anche le figure di SCC e di OSP in ambito MP e CS ed MQ in SP, sta innescando un vero e proprio processo destabilizzante all’interno delle realtà degli UP.

Non cogliere, dalla parte datoriale, questo grave stato di fatto rileva l’abissale distanza dell’Azienda rispetto alle evidenze del quotidiano che, tra svariati disagi e difficoltà di ogni genere, si vivono sui territori.

Noi riteniamo che utilizzare uno strumento così delicato senza prima ben spiegare la chiave del suo funzionamento e abbandonarlo alla personale creatività di chi lo usa rappresenti, alla fine, un pericoloso boomerang. Un potente rimbombo che torna a scagliarsi sugli equilibri, in qualche caso già traballanti, della “squadra” come l’Azienda stessa, in altre occasioni, ha definito le singole comunità di lavoratori posizionati negli avamposti di produzione e di sviluppo.

Valutare i livelli dei risultati commerciali anche a chi, a rigore, non è chiamato a raggiungerli e misurare persino l’impegno e i comportamenti delle persone, secondo parametri inesistenti assecondando gli intuiti assolutamente discrezionali del valutatore, non rendono giustizia di una materia che deve essere trattata con modalità più “serie” e senza correre il rischio di toccare le sensibilità di chi ha già dimostrato ampiamente indubbio attaccamento e propensione al sacrificio, esclusivamente in funzione della crescita economica e d’immagine dell’Azienda a cui sentiva di appartenere.

Il boomerang oggi, di fatto, ha generato conflittualità e dualismi, ha spaccato in due le “squadre” divise tra “buoni e cattivi”, ha messo allo scoperto umane insofferenze appesantendo, sino a renderlo irrespirabile, il clima degli Uffici. Adesso sono stati proclamati i migliori e, naturalmente, anche i peggiori senza che a questi ultimi sia stato dato un minimo di coerente chiarimento, utile anche a spronarne la professionalizzazione : solo l’un contro l’altro. Con la pagella in mano.

Inoltre, come è già accaduto in qualche realtà, ci chiediamo come sia possibile giudicare positivamente l’andamento di un Ufficio, attraverso l’adeguata valutazione data al DUP e poi ascrivere insufficienze a tutti gli OSP dello stesso UP. Più di qualcosa non quadra e l’Azienda è l’unica madre di questa Fiera delle incoerenze.

Ma tutto ciò sarebbe ancora poco se non ci fossero le continue e improprie ingerenze dei superiori organi aziendali, nell’impegno continuo di indirizzare (e di imporre) i valutatori verso giudizi coerenti alle demarcazioni pre – configurate, evidentemente in relazione ai presunti riconoscimenti economici che, in futuro, scaturiranno e che, naturalmente, scateneranno altre e più sconsolanti tempeste discriminatorie.

Non condividiamo le classifiche di merito stilate su modelli discrezionali e occulti, tutti, i lavoratori, devono essere messi nelle condizioni di “capire” attraverso indubbie motivazioni il giudizio del proprio rendimento. Al contempo occorre spogliare dalle vesti di “censore” il Quadro valutatore al quale, libero da indebite pressioni, devono essere forniti gli inoppugnabili criteri utili anche ad instaurare un franco dialogo con il dipendente valutato, che rimane pur sempre l’unica e vera risorsa della crescita e dello sviluppo. I lavoratori pretendono solo serenità e non certo sentirsi al centro di foschi e confusi progetti aziendali.

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