Lavoro, tutti i braccialetti d’Italia

Pony express, dipendenti Asl, magazzinieri di supermarket. I lavoratori coni chip addosso.

Fast food, trasporti, supermercati, cali center, Asl, aziende metalmeccaniche. Mentre ancora si discute sull’introduzione dei «braccialetti elettronici» di Amazon, nel nostro Paese di fatto il controllo a distanza della produttività dei dipendenti è già realtà. Sembrano superati i tempi in cui, cinque anni fa, la sperimentazione di un microchip addosso a baristi e cassieri di un’area di servizio My Chef faceva insorgere i sindacati. I motivi di sicurezza non convinsero nessuno. Così come, tre anni fa, tramontò l’idea venuta a una catena di Bricolage, la Obi, di dotare il personale di braccialetti cercapersone che emettevano una vibrazione ogni volta che un cliente chiedeva assistenza. «Nessun controllo a distanza dei dipendenti», protestò l’azienda che però ritirò il progetto. Qualcosa di simile è in funzione oggi nei centri di bricolage Leroy Merlin.

Di fatto qualsiasi sistema che immette il lavoratore in una rete può essere utilizzato per controllarlo. Un esempio? Se si ordina cibo in una catena come JustEat o Glovo, si riceve un messaggio che avvisa quando il vettore ha prelevato il cibo e quando si avvicina al nostro domicilio. Un servizio reso possibile da un geolocalizzatore che, volendo, potrebbe essere usato per controllare chi lavora. «Nei cali center spiegano dalla Cgil è facile verificare i tempi di risposta, le pause tra una chiamata e l’altra, il minutaggio dedicato al cliente».

E ancora: in alcune catene di boutique è stato installato un contapersone che offre la possibilità di controllare quanti acquisti si realizzano rispetto alla clientela entrata nel negozio. Anche nelle Asl è quasi diventata consuetudine inserire un microchip nelle divise, in grado di tracciare ogni movimento. E di certo questo è lo scopo per cui l’attività degli autisti degli autobus Mom di Treviso sarà presto monitorata da controllori elettronici che rileveranno anche le infrazioni oltre che il consumo del carburante.

I supermercati sono parecchio avanti. Spiega per l’Usb, Francesco Iacovone, responsabile Commercio: «Tra le tante applicazioni c’è quella che verifica quanti prodotti il cassiere batte al minuto». Il Corriere Veneto ha documentato l’uso in alcuni supermercati, da Despar a Pam, a Arca, di auricolari, collegati con il computer, attraverso cui il magazziniere riceve gli ordini da preparare. Alla fine di ogni ordine parte automaticamente il successivo. Il sistema agevola il lavoro di ricerca. Ma le tecnologie non sono neutre: secondo il sindacato questa serve a controllare a distanza i lavoratori. Si chiama pick to voice, una delle aziende che lo produce, la Dematic, lo pubblicizza così: «I ritardi provocati dalle interruzioni dell’operatore durante il prelievo degli articoli per immettere i dati in un dispositivo sono oramai appartenenti al passato».

Amazon per ora non ha confermato il progetto di dotare i packers, cioè gli impacchettatori, del famigerato braccialetto. Ma ormai da tempo ha fatto altro: ha sostituito l’attività dei pickers, cioè coloro che scarpinavano per chilometri per prelevare i pacchi dagli scaffali e portarli ai packers, con dei robot.

(CORRIERE DELLA SERA pag. 20 · 07-02-2018)