Per il costituzionalista Celotto Poste Italiane ha torto: “Regole saltate, il monitoraggio è sbagliato”

Alfonso Celotto, 51 anni, ordinario di diritto costituzionale a Roma 3, è nemico giurato della burocrazia tutta, conosciuta e combattuta anche come capo di gabinetto o consigliere giuridico di ministri o sottosegretari delle più varie appartenenze.

Professore, chi ha ragione: il Garante o le Poste?
«Fanno due mestieri diversi»

Che fa: prende tempo?
«Io sono sempre dalla parte dei cittadini-utenti e non vorrei che da questa vicenda uscissero danneggiati restando più in coda».

Per colpa di chi?
«Il Garante della privacy non ha sbagliato nulla. Ha svolto ineccepibilmente il suo lavoro: certo facendo felici i romantici della burocrazia».

Le Poste invece?
«Pur animate dalle migliori intenzioni mi auguro -, hanno commesso due errori. Il primo, è stato non stipulare uno specifico accordo sindacale. Il secondo, molto più serio, è stato attuare un monitoraggio costante e pervasivo degli operatori, peraltro senza alcun consenso».

Le Poste invocano la «libertà di organizzare il lavoro».
«E io, anche da utente, sarei felice di continuare ad essere servito allo sportello da un impiegato con il suo bel nome in evidenza anziché da un anonimo ‘operatore numero…’, che fa tanto robot».

Come se ne esce allora?
«Seguendo le regole. Che in questa vicenda sono saltate».

I cittadini, in questi casi, vedono l’impiegato allo sportello come un nemico iperprotetto.
«Tutto si può ricondurre a efficienza e correttezza con gli opportuni accorgimenti. Per le Poste è vitale estrarre dati aggregati per tipologia di servizi erogati. Tipo: pagare due bollettini richiede in media 3 minuti, compilare e spedire un vaglia almeno 3 volte tanto. Non credo sia invece molto utile cronometrare le prestazioni dei singoli operatori, con eventuali anomalie».

Che di solito i direttori degli uffici conoscono benissimo.
«La coda a volte rallenta perché la vecchina paga la bolletta con le monetine. Oppure perché lo studente si è scordato di compilare la ricevuta di ritorno della raccomandata. Le Poste siamo anche noi, non solo chi ci lavora».

(GIORNO/RESTO/NAZIONE pag. 6 · 22-12-2017)