Contributi dimezzati per chi assume giovani per tre anni

Giovani, contributi dimezzati Riduzione del 50% in tre anni. Ape social da estendere

Una riduzione del 50% degli oneri contributivi per le assunzioni di giovani della durata di tre anni, con l’obiettivo di renderla stabile nel tempo. Questa la misura che il governo proporrà nella prossima legge di bilancio per contrastare il fenomeno della disoccupazione giovanile. Ad annunciarla il ministro del lavoro Poletti durante il question time andato in scena ieri alla camera.

Decontribuzione. «Confermiamo la volontà di intervenire ancora in materia di occupazione giovanile, riducendo la quota degli oneri contributivi che al momento ipotizziamo in maniera strutturale del 50% per tre anni», ha dichiarato Poletti, che ha aggiunto «ci auguriamo di essere nelle condizioni di poter far diventare stabile e permanente mia riduzione degli oneri contributivi». Il titolare del ministero del lavoro ha poi sottolineato gli interventi che l’esecutivo ha, nel corso di questi anni, posto in essere per agevolare l’accesso al mercato del lavoro alle fasce di età più giovani, elencando alcuni numeri in merito: «Già dal 2015 abbiamo introdotto una riduzione della componente lavoro dell’Irap per i lavori a tempo indeterminato andando ad abbattere un punto del cuneo fiscale. Inoltre, dalla legge di bilancio 2017 sono stati prorogati i benefici contributivi dell’apprendistato in forma duale ed è nostra intenzione rendere questa misura stabile. Inoltre, sono da sottolineare i buoni risultati del bonus occupazione Sud, con 73 mila contratti sostenuti così come il bonus di garanzia giovani, che ha visto circa 40 mila contratti sostenuti».

Ape sociale. «Tra governo e sindacati è in atto un confronto per valutare eventuali correzioni all’Ape social, anche perché la misura prevede un monitoraggio della spesa per l’applicazione. Verifica a cui provvederà una conferenza dei servizi convocata nei prossimi giorni» queste le parole di Poletti che ha così risposto al senatore Rizzetto (Fratelli d’Italia) in merito alla presunta discriminazione messa in atto dallo strumento, in quanto non vengono riconosciuti i contributi versati all’estero e vengono esclusi i lavoratori autonomi. Il ministro ha affermato che non si tratta di una discriminazione, ma di una precisa scelta del legislatore. Visto che è una norma in fase di monitoraggio, ha aggiunto Poletti, si potrà intervenire in futuro per apportare correttivi che permettano una ampia condivisione in Parlamento.

(ITALIA OGGI pag. 1+29 · 14-09-2017)