Ferie: l’Azienda impone la programmazione annuale

10 aprile 2014

Questa O.S., ancora una volta, è costretta a tornare su un tema che, dopo i recenti interventi della scrivente, si riteneva essere stato superato. Evidentemente l’Azienda fa le orecchie da mercante, ostinandosi a proseguire su percorsi che non solo esulano dalle regole del CCNL ma stanno mettendo in grave criticità le strutture produttive a tutti i livelli.
Giunge notizia infatti che l’Azienda, in questi giorni, sia in ambito MP che SP, ha diramato una disposizione secondo la quale il personale DEVE fornire una programmazione annuale delle proprie ferie ad intervalli di tre mesi, prescindendo se le ferie accreditate dal singolo lavoratore sono dell’anno 2013 o di quello in corso.
La citata disposizione, nelle more, obbliga il personale ad effettuare una programmazione per i prossimi mesi di Aprile-Maggio-Giugno. E’ chiara la violazione contrattuale!
Si vuole ricordare che, secondo l’art. 36 comma VIII del vigente CCNL, l’Azienda assicura al lavoratore il godimento di 2 settimane di ferie continuative nel periodo 15 giugno-15 settembre e, su richiesta del dipendente, un’ulteriore settimana collocata nel periodo 15 gennaio-15 aprile. Nulla di tutto ciò. Alla luce della disposizione emanata non solo si obbliga indebitamente il lavoratore ad usufruire di ferie non richieste ma, cosa ancor più grave, si verificherà facilmente che il lavoratore non potrà più accreditare un numero di ferie sufficiente a soddisfare le esigenze lungo il periodo estivo. E ancora, non solo ci si inventa e si obbliga una ipotetica “programmazione annuale” ma nel computo della stessa si impongono giornate di ferie ricadenti nel periodo facente parte della programmazione estiva.
Inutile ribadire, ancora una volta, come recita il CCNL, che le ferie “sono finalizzate a reintegrare le energie psico fisiche del lavoratore” e che l’Azienda invece intende trasformarle in un obiettivo economico: la sensazione che serpeggia tra la categoria è quella di una forzata incursione su un diritto fondamentale, manipolato a uso e consumo indebito. Altri esempi?

– In ambito MP: l’apertura del doppio turno in alcuni UP ha generato il fenomeno delle “ferie d’ufficio” imposte nella giornata di sabato. Il lavoratore non è un diretto dipendente dell’UP chiuso il sabato pomeriggio (perché come tale viene considerato) e non è ammissibile costringere il dipendente a “spendere” il proprio congedo in funzione delle esigenze organizzative aziendali.
– In ambito MP: i DUP, pressati all’inverosimile sul raggiungimento del proprio obiettivo, non intendono più “prestare” risorse in distacco presso altri UP, innestandosi un intuibile circolo vizioso che ha come risultato finale lo svuotamento degli UP, con maggiori sofferenze nelle realtà ove insistono assenze per malattia, infortuni, L.104, e tutele a vario titolo. Alcuni Uffici sono letteralmente al collasso, aprendo al pubblico con una sola risorsa agli sportelli.
– In ambito SP: il refrain è perfettamente uguale anzi, ancora peggio, visto che ormai si tollerano con estrema disinvoltura le giacenze di corrispondenza quando si finisce di ossessionare il personale in servizio con la flessibilità operativa, forzata e abusata in più casi.

L’argomento di cui trattasi sta creando conflitti e malumori tra i lavoratori incidendo pesantemente sul clima degli Uffici e quindi sulla serenità dei lavoratori, oltre che sulla regolare attività lavorativa e quindi sulla crescita e sullo sviluppo.
Questa O.S. non rimarrà insensibile rispetto alla problematica esposta e preannuncia sin d’ora una precisa e decisa presa di posizione attraverso le azioni che maggiormente si riterranno opportune.

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