Come già in altre occasioni abbiamo avuto modo di sottolineare, riteniamo che al ruolo strategico del CS in funzione del corretto funzionamento di tutte le attività legate al Recapito nel bacino geografico di riferimento, non corrisponde una adeguata attenzione da parte aziendale.
Nonostante le numerose segnalazioni che continuiamo a ricevere dalle strutture da esso alimentate, in particolare, circa i molteplici disguidi che giornalmente mortificano la puntuale lavorazione del prodotto nei CD, non si notano le conseguenti azioni correttive atte a “sanare”, più o meno definitivamente, le notorie anomalie.
Far risalire la causa a semplici errori operativi riteniamo essere riduttivo vista la preoccupante perseveranza della problematica piuttosto, risulta più realistico, intervenire su questioni di carattere organizzativo e di gestione delle risorse.
La scelta dell’azienda di collocare presso il CS tutte le risorse, loro malgrado, non idonee alle attività di recapito per accertati motivi di salute sta causando forti sperequazioni nella distribuzione dei carichi di lavoro e, cosa ancor più grave, l’applicazione ad attività non sostenibili di coloro che presentano certificati motivi di limitazione alla movimentazione di determinati carichi.
La presenza di questa “debole” tipologia di lavoratori, al CS, è pari all’85% dei dipendenti!
Risultano ovvie le ripercussioni sullo stato di salute dei lavoratori (idonei e non idonei) che genera un “naturale” assenteismo, nella considerazione dei turni di lavoro non certo agevoli che penalizzano la ripresa.
Ma non è solamente questa la ragione di una persistente “stanchezza” che oggi pervade tutta la categoria. Alle gravosità di ordine strettamente fisico e di salute, infatti, si aggiungono le complessità di un “clima” sempre più irrespirabile che da tempo serpeggia tra i lavoratori.
Dispiace affermarlo, ma il più delle volte, a tal riguardo, le responsabilità vanno proprio ricondotte a coloro che dovrebbero quanto meno mantenere, se non coltivare, la serenità nei rapporti con gli addetti subalterni. Accade però esattamente il contrario. Approcci autoritari che non ammettono repliche, toni comunicativi e linguaggio fuori dalle righe e persino il commettere insinuanti attività finalizzate a creare divisioni tra i lavoratori. Infatti, qualche capo, pensando di utilizzare un linguaggio “colorito”, come il ricatto o le offese, va oltre l’educazione ed il codice etico, arrivando fino ad incidere nella sfera privata dei lavoratori, compresi i più stretti collaboratori, e pensando di ottenere “miracoli”.
Per quanto ci riguarda, siamo stati sempre attenti ai comportamenti ed alle “modalità” gestionali di coloro che rivestono ruoli di indubbio valore strategico circa la cura e l’incremento della produzione che, per quanto risorsa primaria, non deve mai ledere il decoro dell’ambiente di lavoro e la dignità di ogni lavoratore.
Il Segretario Territoriale
SLP – CISL CATANIA
(Chiara Carlotta Grasso)