CPD Catania Rapisardi: adesso è il CAOS!

A conferma di quanto espresso nella nota del 24 u. s. sempre a cura di questa O.S. , in cui si evidenziavano le ricorrenti problematiche che rendono di fatto estremamente difficoltoso l’eseguibilità del progetto sul recapito Joint Delivery, si segnala la gravissima situazione in essere del CPD di Catania Rapisardi, importante e strategico Centro cittadino recentemente coinvolto nella nuova organizzazione.

Presso il Centro in parola riteniamo che l’unico termine efficace che in sintesi può rappresentare verosimilmente la condizione è CAOS!

Un Centro che da mesi è privo della figura del Responsabile il cui ruolo viene svolto, con grande spirito di sacrificio e dedizione dallo staff (MQ soprattutto e CS), a sua volta anch’esso dimezzato per una lunga assenza mai rimpiazzata (manca da mesi un CS). Ovviamente risultano ridotte e male articolate tutte le funzioni che nella norma vengono effettuate dal Responsabile e dagli stessi MQ e CS presenti che sono a loro volta costretti a trascurare le attività di pertinenza.

Da questa “anomalia” di partenza, a cascata, derivano altre evidenti problematiche a cominciare dalla gestione e dal controllo puntuale della sala e della sezione T%T, alla non trattazione dei numerosissimi reclami e alla mancata erogazione del “fondo cassa”.

In tale contesto, ovviamente, non c’è il tempo per procedere alle perequazioni delle zone, azione questa divenuta indispensabile visto che si ritiene siano troppi ben 3 e a volte 4 portalettere che si recano quotidianamente in gita nella stessa zona!

Sette sono i PTL scorta presenti ma, ciò malgrado, non si procede ancora all’assegnazione definitiva di due zone sprovviste di PTL titolare Risultano insufficienti e non formati gli Addetti alle lavorazioni interne rispetto agli ingenti arrivi: mediamente 600 pacchi amazon al giorno oltre a 2000 raccomandate e AG. Le uscite dei PTL avvengono quotidianamente con grave ritardo, riducendosi il tempo da dedicare all’attività esterna di recapito.

Gravi le condizioni di vivibilità dei locali: nella stanza del Responsabile risultano “parcheggiati” carrelli e strumenti di lavoro di ogni genere che rendono impraticabile quello spazio; è impedita persino la seduta del Responsabile. Inoltre risultano insufficienti gli spazi dedicati allo stoccaggio dei pacchi che, contrariamente a tutte le norme sulla sicurezza, ingombrano i corridoi e gli spazi adibiti al camminamento.

Sono Insufficienti gli automezzi in dotazione: solo 4 a disposizione dei PTL delle Linee Business.

Alcuni di questi, quotidianamente, sono costretti ad uscire con il motomezzo e spesso costretti a fare la spola più volte tra il Centro e la zona di recapito di pertinenza, ovviamente per la mancanza di spazio sufficiente a contenere il prodotto affidato.

In tali condizioni è naturale l’amplificarsi di prodotto giacente che ha ampiamente superato la tempistica di consegna: oltre 6000 oggetti tra pacchi e raccomandate; i reclami non si contano e la clientela staziona davanti al Centro nella speranza di poter ritirare di persona l’oggetto atteso invano.

Nel frattempo piombano nel Centro pure le funzioni ispettive e di controllo interno e, come avviene di solito, si “scaricheranno” sui lavoratori tutte le anomalie che inevitabilmente emergeranno in un Centro ormai da lungo tempo abbandonato a se stesso.

Ritiene l’azienda che andare avanti in queste condizioni giovi al servizio e alla qualità dello stesso? Per quanto tempo ancora i lavoratori devono patire le inefficienze aziendali che scientificamente si fanno ricadere sui lavoratori minandone anche la serenità?

Saranno domande senza risposta, nessuno se le aspetta. L’azienda, prendendosi da se stessa in giro, continuerà ad affermare che l’implementazione del progetto proseguirà (cioè i disastri presto si moltiplicheranno…) e che il nuovo servizio sta riscuotendo grande successo sia tra la clientela che persino tra i lavoratori!

A questa O.S. su tutte, preme la serenità dei lavoratori che sentono più che mai l’esigenza di un ritorno alla normalità; che sono stanchi e nauseati di dover affrontare in queste condizioni ogni giornata di lavoro; che sono esausti di trattare continue giacenze e volumi di corrispondenza che malgrado gli immani sforzi non accenna a poter essere smaltita; che ritengono inaudito che un’azienda come Poste “salti” ogni obbligo relativo alla sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro e all’esterno nell’attività di recapito; che sono sfiniti di dover dare continue spiegazioni alla clientela sconcertata, dovendosi arrampicare il più delle volte negli specchi.

Per quanto testé esposto la scrivente si riserva ogni azione ritenuta opportuna a tutela della categoria, non escludendo il coinvolgimento degli organi di stampa a cui si spiegheranno le ragioni perché questa non può e non deve essere la “Posta del futuro”.

Il Segretario Territoriale
SLP – CISL CATANIA
(Salvo Di Grazia)


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