Un effetto collaterale della diffusione di Amazon: più furgoni e meno auto sulle strade

Gli effetti sul traffico (e sul Pil) del boom dello shopping online in un rapporto di McKinsey e un articolo dell'Automobile

Sono finiti i tempi nei quali fare acquisti significava vagare per la propria città a bordo di una vettura carica di pacchi. Ora, nell’epoca dello shopping online, bastano un paio di clic per far arrivare qualsiasi prodotto al nostro domicilio, attendendo in una comoda poltrona. Amazon​ ed eBay hanno contribuito a diminuire il traffico sulle nostre strade? Non proprio. Le nostre auto sono state infatti sostituite dai furgoni per le consegne, magari di numero minore ma più voluminosi e inquinanti. È quanto emerge dal rapporto ‘An integrated perspective on the future of mobility’, redatto da McKinsey e Bloomberg New Energy Finance.

È boom anche in Italia

Secondo il rapporto, i veicoli commerciali in circolazione nel mondo hanno segnato un aumento del 32% dal 2006 al 2014, passando da 250 milioni a 330 milioni di unità, un numero destinato a crescere di un ulteriore 40% nelle grandi città mondiali da qui al 2050. Una diretta conseguenza del boom degli acquisti online, un giro d’affari che nel 2020 sarà salito dell’85% rispetto ai livello del 2015, toccando gli 1.630 miliardi di dollari. Il trend è in crescita anche in Italia: secondo uno studio di Confetra, nel primo semestre del 2017 le consegne dei corrieri espresso sono salite del 6,5% grazie all’e-commerce, che lo scorso anno ha registrato un fatturato di 20 miliardi di euro, in espansione del 18%. Una stima di Poste Italiane prevede che il numero di pacchi consegnati nel nostro Paese quest’anno superi i 50 milioni, dai 41 milioni del 2016.

Dai due ai quattro punti di Pil in meno per le grandi città

“In pratica”, sottolinea L’Automobile, il magazine online dell’Aci, “mentre facciamo spese comodamente seduti sul divano di casa con qualche clic su Amazon o eBay, mettiamo in moto un numero crescente di furgoni per la consegna dei nostri pacchetti che congestionano le strade e peggiorano la qualità dell’aria. Secondo McKinsey, a Londra i veicoli commerciali rappresentano solo il 10% del traffico veicolare ma sono responsabili del 30% delle emissioni di CO2 e di ossido di azoto, mentre a Pechino i furgoni sono il 15% del traffico e generano addirittura il 70% dello smog. Il tempo che si perde negli ingorghi, i consumi di carburante, i costi per chi consegna e per il cliente, più il generale rallentamento delle attività economiche, erode dal Pil di ogni città dai 2 ai 4 punti percentuali ogni anno”.

Quali soluzioni?

La tecnologia consentirà, in futuro, di aggirare, almeno in parte, queste criticità. Amazon, nel prossimo decennio, prevede di affidare le consegne a robot e droni​.Ma non si tratta di soluzioni percorribili su larga scala nel breve periodo. McKinsey suggerisce di puntare maggiormente sulla mobilità elettrica, il “load-pooling”, le consegne notturne o – sottolinea ancora L’Automobile – “lo scarico delle merci in grandi strutture extra-urbane (Urban consolidation centers) dove effettuare lo smistamento e poi raggruppare le consegne per zone, in modo da ridurre sia il numero dei viaggi che i chilometri percorsi. Questo sistema può ridurre le emissioni del 45% e i costi di consegna del 25% ed è stato adottato con successo nella città olandese di Utrecht”.