«Non c’è dubbio, nel sentimento generale la fiducia verso i sindacati è in calo. Ma questo riguarda tutte le grandi organizzazioni, le istituzioni e soprattutto i partiti». Perché, secondo lei? «Perché dieci anni di crisi hanno lasciato il segno: tra gli italiani c’è un profondo senso di solitudine. E nessuno crede più che la soluzione dei loro problemi possa arrivare in modo collettivo». Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, in fondo non sembra sorpresa dal calo della fiducia nei sindacati, dal 48 al 3o% in dieci anni.
Il crollo riguarda soprattutto i giovani, le donne, i disoccupati. I più deboli. Un brutto segnale, non crede? «Sono le categorie che hanno sofferto di più la crisi. E una certa campagna populista non ha aiutato. I giovani si sono sentiti dire che non potranno andare in pensione perché i loro nonni ci sono andati troppo presto. I disoccupati e i precari si sono sentiti dire che la colpa della loro situazione è di chi ha un lavoro con troppe tutele. Ma abbiano anche segnali in controtendenza».
E quali? «Le adesioni sono in crescita in molti settori, come il terziario, i meccanici e l’agroalimentare. E quando nelle aziende ci sono le elezioni per le rappresentanze sindacali a partecipare non è una minoranza ma il go% dei lavoratori. L’8o% di loro sceglie uno dei tre grandi sindacati, Cgil, Cisl e Uil».
Ma i sindacati non hanno nessuna responsabilità? Inchieste e scandali hanno colpito anche voi. Il caso delle tessere fantasma che a inizio anno ha riguardato il vostro settore della Funzione pubblica, ad esempio, non ha influito? «Non credo. Quando abbiamo trovato casi pochi chiari abbiamo subito dimostrato con i fatti e non con le parole di aver fatto pulizia, di aver tenuto la barra dritta. La categoria della Funzione pubblica, per stare al suo esempio, è stata subito commissariata».
E le pensioni, con il meccanismo per voi più favorevole? Non fa perdere credibilità? «No, alla Cisl abbiamo deciso che a 65 anni si esce dalla dirigenza e chi vuole continuare a fare sindacato può farlo tra i pensionati e nelle tante strutture di volontariato che abbiamo. I nostri bilanci certificati, le nostre buste paga e le nostre dichiarazioni dei redditi sono on line, trasparenti».
Resta il fatto che la fiducia sia in calo. Non state facendo nulla per recuperare? «Certo, la chiave di tutto è stare in mezzo alle persone. Per questo abbiamo esteso la nostra rappresentanza a tutte le forme innovative di lavoro: abbiamo creato una struttura per i lavoratori in somministrazione, tra i più deboli, e un’altra per i lavoratori delle start up. Anche se la vera svolta, e mi rivolgo ai rappresentanti degli imprenditori e alla politica, sta nel favorire la partecipazione dei lavoratori e in un nuovo modello che spinga la contrattazione sul territorio e in azienda».
Il candidato premier del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, dice che se non vi autoriformate ci penserà lui. «Mi pare l’ultimo di una lunga serie. Lo invito a passare una giornata con noi. Sarei davvero contenta di spiegarli tutte le cose che facciamo, come i servizi che diamo a milioni di persone con i nostri patronati e i nostri Caf, i centri di assistenza fiscale. Lo aspetto: sono sicura che si toglierebbe dalla testa un po’ di quei luoghi comuni che non servono a nessuno».
Ieri intanto ha incontrato la sindaca di Roma, Virginia Raggi. Ha fatto lo stesso invito anche a lei? «Abbiamo parlato di Roma, di come rilanciare la sua economia. Con la sindaca abbiamo fatto dei buoni accordi, come quello sul salario accessorio dei dipendenti comunali. Una battuta, però, me la sono concessa: le ho detto di spiegare a Di Maio cosa sono i sindacati, visto che lei ci conosce meglio».
Come sta lavorando, secondo lei, la sindaca? «Mi limito a dire che i problemi di Roma sono tanti e sono presenti da tanti anni. Ma se si va sul concreto i risultati si possono portare a casa».
(CORRIERE DELLA SERA pag. 16 · 04-10-2017)