Caso Sda – Il “tallone d’Achille” dell’e-commerce

Le minoranze sindacali possono paralizzare un settore che tira

C’è un settore promettente, quello dell’e-commerce, che potrebbe crescere di più anche in Italia se non ci fossero alcuni fattori a mettersi di traverso bloccandone lo sviluppo. Ordinare un prodotto da internet mette in moto una macchina complessa, che ha a che fare con la spedizione e il viaggio delle merci, e se qualcosa si blocca nella filiera della logistica le conseguenze ricadono sulla consegna al cliente e sull’affidabilità del vettore.

L’ultimo esempio di come poche centinaia di persone possano bloccare un quantitativo gigante di merci è in corso da giorni nei centri di smistamento e distribuzione di Sda, azienda di logistica di Poste italiane che, oltre a lavorare per il servizio pubblico, consegna merci anche per grandi clienti come Amazon, peraltro sotto inchiesta della Commissione Ue per accordi fiscali di favore in Lussemburgo. Migliaia di pacchi fermi e milioni di euro di fatturato persi, insieme al 50 per cento dei volumi che i grandi clienti hanno scelto di affidare ad altri vettori.

La protesta è scoppiata a Carpiano, vicino Milano, perché Sda ha appaltato la gestione della sede a una nuova cooperativa che nel garantire il mantenimento di tutti i dipendenti ha esteso loro le norme previste dal Jobs Act. Quattrocento facchini rappresentati dai Cobas sono in sciopero da tre settimane, scatenando anche le ire degli altri sindacati secondo i quali è in gioco il lavoro di 9.500 persone. Per l’ad di Poste, Matteo Del Fante, “si tratta di una situazione paradossale in uno dei pochi settori in cui cresce fortemente la domanda”, ha detto ieri al Corriere della Sera. Mentre la protesta si estende anche in altre sedi dello stesso corriere, sembra il caso di iniziare a riflettere sulle regole degli appalti nel settore, prima che diventi il “tallone d’Achille” del commercio digitale.

(IL FOGLIO pag. 3 · 04-10-2017)