I Cobas: non ci fermeremo. Mezzo milione di consegne paralizzate

Un cambio d'appalto scatena migliaia di lavoratori. Danni anche per Amazon

Siamo arrivati al giorno 14. Lo sciopero dei fattorini e degli autisti della Sda Express Courier (controllata di Poste Italiane) che sta mettendo in ginocchio le spedizioni di pacchi dentro il nostro Paese. Da Brescia a Bologna, da Pavia a Milano, da Roma a Torino, i lavoratori attaccano il vertice aziendale. Con uno sciopero a oltranza che va avanti ormai da un paio di settimane, con problemi provocati anche a multinazionali come Amazon.

I danni commerciali starebbero assumendo proporzioni rilevanti e l’ira degli utenti sui social network lo dimostra. Secondo fonti sindacali, la protesta alla Sda è iniziata a causa di un cambio d’appalto avvenuto con procedura d’urgenza nello hub di Carpiano, alle porte di Milano, che potrebbe causare un peggioramento delle condizioni di lavoro dei facchini. Si tratta di 1.500 lavoratori interni e altri 7.000 esterni. Secondo i Cobas, il corriere avrebbe affidato la piattaforma lombarda a un consorzio, dettandogli alcune regole, tra cui l’eliminazione dell’articolo 18 e l’annullamento di accordi che prevedevano un premio di risultato e una riduzione dell’orario di lavoro di due giorni. Obiettivo dei sindacati è rinviare la revisione degli appalti a gennaio 2018.

Al «no» dell’azienda ha fatto seguito la protesta. Sul numero di pacchi fermi nei magazzini non c’è certezza. C’è chi parla di 30mila «pezzi», come il dem Esposito, chi (l’altro dem Minucci) arriva a quota 200mila. Altre 500mila spedizioni non sarebbero state prese in carico. L’azienda ridimensiona la faccenda parla di numeri più contenuti. Ma ammette che «bloccando 3 centri distributivi su 4 in Italia stanno dimezzando la capacità di Sda di distribuire pacchi in Italia».

(LIBERO QUOTIDIANO pag. 11)