Procedimenti disciplinari: si chiede il rientro di tutte le contestazioni riconducibili a responsabilità aziendali.

30 aprile 2014

Questa O.S. ritiene necessaria una ulteriore focalizzazione della questione “procedimenti disciplinari” in atto che, come abbiamo vibratamente ribadito nelle recentissime denunce, stanno colpendo un gran numero di colleghi.

Sull’argomento ci preme anche sottolineare come, nonostante pubbliche rassicurazioni dei Capi ai dipendenti durante svariate riunioni sui territori, i procedimenti in questione continuano il loro iter mirato a colpire, con sanzioni, il personale.

Dalle stesse parole usate dalla Dirigenza, durante tali riunioni, appare del tutto evidente come gran parte dei procedimenti hanno una stessa matrice, una uguale violazione che mette a nudo (se ce ne fosse ancora bisogno) la “vera” causa di tali violazioni: l’incapacità aziendale a trasmettere indirizzi, la pessima funzionalità della strumentazione a disposizione del dipendente e, soprattutto, la fallimentare attività di formazione che rappresenta il male da cui si dipanano molte delle problematiche aziendali.

Questa O.S. ritiene che quando si registrano centinaia di errori su taluni comportamenti operativi una azienda “attenta” alle dinamiche interne, prima di avviare procedimenti e sanzioni, dovrebbe, per lo meno, interrogarsi sulle “cause” che, tali errate operatività, hanno prodotto.

Senza tante difficoltà si scoprirebbe come i tanti nuovi assunti vengano applicati agli sportelli solo con qualche giorno di corso nel quale vengono bombardati di nozioni e procedure; con appena qualche giorno di affiancamento (quando va bene) e con svariati corsi e-learning fruiti in fretta e furia. Che molti di tali colleghi sono part time e, quindi, con enormi difficoltà a gestire, inizialmente e per un buon lasso temporale, in maniera corretta attività nuove dopo quindici giorni mensili di sospensione dal lavoro.

Si scoprirebbe come i “futuristici” applicativi ed i “potenti” terminali spesso e volentieri non funzionano, causando problematiche anche ai colleghi più esperti inducendoli ad operare in maniera errata.

Insomma prima di colpire “l’ultimo chiodo del carro” ci si dovrebbe chiedere se la “filiera” decisionale ed organizzativa, locale e centrale, di questa azienda abbia adempiuto pienamente ai propri compiti ed alla propria mission. Perché le responsabilità, ci hanno insegnato, DEVONO assumerle, in primis, i Capi.

Perché non basta adempiere alle prescrizioni del DLG 231 o formulare un Manuale per la Sicurezza per sentirsi aziendalmente “a posto” riguardo la Sicurezza sui posti di lavoro, non basta somministrare corsi e-learning sulle più svariate argomentazioni (soprattutto quelle che implicano responsabilità per i fruitori) per garantirsi il ruolo di azienda “con il più alto numero di ore di formazione” del Paese.

Perché tutte quelle prescrizioni devono, poi, essere tradotte operativamente.

E non basta indicare “chi fa cosa” o “chi assume quale responsabilità”: occorre dimostrare di aver trasmesso, correttamente, tali prescrizioni e di aver messo in condizione chi debba assumere responsabilità di poterle, pienamente, assumere ed esercitare.

Perché quello che emerge da qualsiasi intervista si faccia sui territori è che quella di Poste è, solo, una formazione fine a se stessa. Mirata all’esclusivo ottenimento dei Fondi Europei ed alle conseguenti (positive) ricadute sui bilanci aziendali, oltre che sull’apparente, formale adempimento agli obblighi di legge.

Soprattutto quando il risultato è quello che emerge, oggi, prepotentemente: centinaia di incolpevoli dipendenti costretti a subire dei procedimenti non per colpe proprie, ma, in moltissimi casi, per precise responsabilità aziendali: riguardo la mancata o la pessima formazione, agli strumenti non adeguati e/o non funzionanti, agli insostenibili aggravi di responsabilità, per talune figure professionali, che li espongono, al di là di ogni ragionevole possibilità di governo, a rischi ed errori.

Per quanto denunciato chiediamo il rientro di tutte le contestazioni che riguardano, in particolare, una comune tipologia di errata operatività e che coinvolgono, contemporaneamente, centinaia di incolpevoli dipendenti e l’urgente rivisitazione dei programmi formativi affinchè siano, finalmente, reale strumento di crescita e, attraverso la conoscenza, di tutela dei Lavoratori.

Palermo, 30.4.2014

Il Segretario Regionale Slp-Cisl
(Giuseppe Lanzafame)

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