Sicurezza sui posti di lavoro. Clienti in sala pubblico

7 ottobre 2014

Il tema della sicurezza sui posti di lavoro rappresenta, in tutte le realtà lavorative, un impegno inderogabile, serio ed irrinunciabile che l’Azienda deve condividere con tutti gli attori interessati.
La serietà del tema è tale che esso non può, in alcun modo, prestarsi a qualsivoglia interesse “di parte” e, pertanto, deve essere trattato con la più ampia partecipazione, in assoluta trasparenza, tenendo, SEMPRE, in primo piano la salute e la sicurezza dei Lavoratori.
Così come recitano precise norme di Legge.
Da qualche tempo a questa parte registriamo, invece, in molte realtà regionali, da parte di diverse Strutture Aziendali, un utilizzo di alcuni dati/indicazioni che riguardano la sicurezza negli Uffici Postali a fini ben distanti da quelli originariamente voluti dal legislatore.
Ci riferiamo, nel caso specifico, al numero di persone/clienti che la sala pubblico di ciascun ufficio può contenere ai fini della sicurezza fisica degli stessi e del personale in caso di necessità di fuga a seguito di calamità e/o evento pericoloso (incendio, terremoto, ecc.).
Un dato gelosamente nascosto fino a poco tempo fa (per le ovvie conseguenze che la divulgazione dello stesso avrebbe creato tra i DUP) che, improvvisamente, diventa “elemento di scambio”.
Questo, in sintesi, l’invito pressante rivolto, in più di un’occasione, ai DUP: “Volete fare i tempi di attesa ? Ricordate che esiste un limite al numero di persone che possono entrare in ufficio (per i quali siete responsabili….), motivo per il quale occorre limitare gli accessi nelle giornate di scadenza” Ci si è “ricordati” di divulgare una norma di legge solo quando diventava “propedeutica” e “di supporto” ad un obiettivo gestionale che si avvicinava e per il quale,probabilmente, più di qualcuno, in Azienda, avrebbe (o potrebbe) ‘’racimolare un premio’’.
Questa O.S. non può che denunciare, con forza, un tale utilizzo (improvvido ed innaturale) di norme di legge pensate e scritte per ben altri fini e diffidare chiunque, in Azienda, a perpetrare ancora una volta “gli inviti” fin qui fatti ai DUP al solo scopo di ridurre i TEMPI DI ATTESA.
A tal proposito, facendosi anche carico delle corrette osservazioni di molti Quadri, non può non evidenziare come le solite, decennali carenze aziendali ( di strutture, di spazi idonei ad ospitare pubblici uffici, di mezzi) debbono, sempre, ricadere sui DUP.
Indicati quali unici responsabili di situazioni che subiscono, che non hanno contribuito a determinare, ma per le quali devono rispondere di fronte alla legge. Per tali motivazioni chiediamo quali strumenti, quali interventi, quali impegni finanziari, quali tutele per i Quadri Responsabili di UP l’Azienda sta mettendo in campo per far si che essi possano svolgere la propria attività nel rispetto della Legge sulla Sicurezza e, nelle more di interventi tecnici risolutivi, chiediamo di poter garantire i DUP da responsabilità attraverso la pubblicazione/esposizione in ufficio di un apposito avviso che indichi il numero massimo di persone che possono accedere, contemporaneamente, all’interno dell’UP.
Una cosa è certa. Non potrà mai essere il DUP a farsi carico, interamente, di tali insostenibili responsabilità. Perché non ne ha né i mezzi, né le possibilità. Strumentalizzare, poi, la norma ci sembra assolutamente fuori luogo. Degno segnale di un’Azienda che continua a viaggiare su binari separati che MAI si incontreranno. Commerciale e Gestionale che “speculano” continuamente su norme, codici etici, regole ai soli fini commerciali/gestionali ed Internal Auditing, Tutela Aziendale, Fraud Management che guardano, invece, asetticamente alle norme, alle regole, alle leggi.
In mezzo, sempre, i QUADRI, i collaboratori, la squadra.
Le vittime designate di un sistema malato che sta portando allo sfinimento un’intera Categoria. Con le conseguenze che cominciano ad evidenziarsi forti e chiare.

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