26 marzo 2015
Privatizzazione, quotazione in borsa, piano industriale, chiusura uffici postali e riduzione del servizio postale. Più attenzione da parte della politica.
A seguito della presa di posizione della Cisl Poste – in questi giorni – abbiamo appreso dagli organi di stampa che l’azienda ha rinviato a luglio la razionalizzazione degli uffici postali (chiusura 450 uffici in Italia di cui 27 in Sicilia), in quanto, “Poste Italiane vuole procedere all’attuazione del piano di razionalizzazione solo dopo aver completato il dialogo avviato con le Regioni, per l’analisi di dettaglio dei territori”. Infatti attraverso una nota, la società fa sapere che “La presenza territoriale è elemento fondante del Piano industriale di Poste, che ha come principale obiettivo quello di includere tutti i cittadini nella trasformazione digitale”.
Questo ci induce ad una riflessione più profonda. L’azienda, ha deciso la chiusura di detti uffici a seguito del c.d. Decreto Scajola. Decreto che è stato votato dagli stessi parlamentari che oggi, a seguito di centinaia di manifestazioni e di alzata di scudi – soprattutto da parte della Cisl – stanno chiedendo di rivedere la decisione di Poste.
Come dire, i cittadini smentiscono quello che il parlamento legifera. In questi mesi, abbiamo appreso da più parti che “la privatizzazione di Poste Italiane è nell’agenda del Governo e che le modalità e la tempistica sono in mano all’azionista che guarderà anche alle condizioni di mercato”.
Sull’argomento, la Cisl è parecchio perplessa e preoccupata perché non vorremmo – come spesso avviene in questo paese – che la manovra serva solo a fare cassa e che decisioni così rilevanti, siano state prese, come si usa dire, da “quattro amici” mentre le conseguenze le pagheranno i lavoratori, l’azienda e i cittadini.
Negli ultimi anni, inoltre la sistematica destrutturazione e marginalizzazione del servizio di recapito non si discosta dal solito principio economico portante: ridurre i costi del servizio pubblico e puntare sull’utile di impresa riducendo le prestazioni accessibili alla maggioranza degli utenti a favore di quelle mirate fasce di popolazione con maggiore disponibilità economica. Il tutto giustificato con affermazioni di presunte nuove esigenze della popolazione, felice – secondo Caio – di spendere denari che non ha.
Per il nuovo Amministratore Delegato, con il “Piano Strategico Poste 2020” saremo tutti più felici e digitalizzati. E allora finalmente il Paese sarà moderno, al passo coi tempi, svincolato dai retaggi della vecchia economia e tutti dotati di uno smartphone. A noi sembra solamente un concentrato di proclami pericoloso, perché ci sorge il forte dubbio, che a fare le spese di questa operazione, saranno i lavoratori e gli utenti con basse di capacità economiche, mentre se ne gioveranno solamente i futuri acquirenti di Poste, che sono i reali emissari di questa operazione, necessaria per poi procedere tranquillamente alla cassa.
Non vorremmo che tutto questo, come ci pare, passi nell’indifferenza della politica per poi, quando sarà troppo tardi, tentare di recuperare l impossibile.
Ma mentre la Corte dei Conti bacchetta Poste Italiane per aver pagato troppo i loro (troppi) dirigenti, l’Ing.Caio si preoccupa di costituire altre poltrone ad hoc per nuovi top manager con stipendi a cinque zeri. Peccato, però, che il Cda di Poste gli blocca il tentativo di acquistare dall’Eni una villa a Grottaferrata per circa 15 milioni di euro da destinare al centro di formazione delle Poste. Il palazzo, abbandonato da tempo, era una delle sedi dei corsi di formazione dell’Eni e cosa peggiore, scopriamo, di tanto sperpero di denaro, 1.500.000 euro per ristrutturazioni, delle sedi centrali (uffici dei manager) presso la sede romana dell‘eur.
Siamo davanti all’ennesima furbata. Crediamo che sia il caso di ricordare all’Amministratore Delegato, le inadempienze aziendali che hanno, di fatto, vanificato il progetto di ristrutturazione di Servizi Postali, pregiudicando le condizioni dei lavoratori, della sicurezza e dell’utenza. Difatti, Poste Italiane non investe nemmeno una piccola parte degli utili in strumenti, tecnologia e personale necessari per stare al passo coi tempi e con la concorrenza. Con il risultato finale che quasi quotidianamente i computer degli sportelli si guastano e i portalettere non sono nelle condizioni di consegnare la posta per la mancanza di motomezzi, che ‘’piove’’ dentro le strutture aziendali e che manca, persino, la “carta igienica”.
Allora lasciamo volentieri a Caio, questa convinzione: chi lavora nel pianeta poste, conosce la realtà, e le illusioni le lascia ad altri. Cari politici, VIGILATE!
Distinti saluti.
Palermo, 26.3.2015
IL SEGRETARIO REGIONALE SLP-CISL
(Giuseppe Lanzafame)