LETTERA ALL’AZIENDA. Servizio Commerciale, è ora di cambiare!

17 settembre 2014

Quando si parla di Poste, in tutti i consessi, si continua ad esprimere meraviglia e compiacimento per i brillanti risultati ottenuti nel comparto finanziario in genere, figli di una strategia commerciale vincente, che spostando il peso dei ricavi tra prodotti finanziari e prodotti postali è riuscita, negli anni, a garantire quella solidità dei conti aziendali che, ad oggi, ci ha distinto, positivamente, da tutte le altre aziende postali.
Ma fatta salva l’idea, la scommessa originaria vincente, se si analizzano, anche superficialmente, le strutture commerciali che ruotano attorno ai due poli di Clientela (Aziende e Privati) scopriremmo imbarazzanti carenze organizzative, professionali/formative, strutturali quotidianamente “coperte” da una immeritata generosità degli uomini e delle donne di Poste che continuano a supplire a scandalose situazioni che, sempre più spesso, sfiorano lo sfruttamento e/o il mobbing.
Il sistema Commerciale Business non è mai decollato. Figlio di interventi su interventi, di modifiche su modifiche, che ne hanno snaturato, senza soluzione di continuità, la valenza, la struttura, l’organizzazione. Che hanno creato de professionalizzazione in un vorticoso giro di competenze che si perdevano e di posti-funzione che si modificavano continuamente.
C’è, forte, un problema di prodotti/servizi non all’altezza del Sistema Impresa; c’è, evidente, una palese incapacità non tanto di anticipare il mercato, ma neanche di inseguirlo (celermente).
C’è una rigidità dell’offerta business che mal si sposa con la concorrenza e, soprattutto, con il momento economico. C’è una carenza di mezzi e risorse scandalosa.
Ed un mondo che privilegia la visita presso il proprio punto vendita, deve essere affronato/curato/coccolato da venditori/professionisti in grado di raggiungerlo. Con quali mezzi? Con quale “flessibilità” d’orario? Con quali capacità di intervento sul post-vendita? Anche le Rete dei Commerciali Retail non brilla certo per capacità organizzativa, supporto, professionalità.
Un nugolo di ragazzi è stato mandato allo sbaraglio, senza formazione, senza corsi IVASS, senza un briciolo di conoscenza di prodotti altamente specialistici che li pongono in gravissime difficoltà nei confronti della clientela. Giovani che, da subito, devono rispondere a pressioni insostenibili, che li pongono nella condizione di forzare e sbagliare senza rendersi conto. Ed i provvedimenti disciplinari che fioccano sono la naturale conseguenza di tale impostazione che antepone la vendita a qualsiasi considerazione di natura etica. E questo nella sostanza e nella realtà. Al di là dei proclami strombazzati a destra e manca contraddetti dalla prassi e dalla pratica.
Questa O.S., a tal proposito, diffida gli organi aziendali a continuare in tale spregiudicata e illegale attività di posizionamento di risorse non formate (secondo norme) ed adeguatamente professionalizzate e ritiene inderogabile una rivisitazione degli obiettivi commerciali degli UP interessati a tali nuove immissioni, almeno fino alla completa formazione degli Specialisti.
In un mondo che richiede sempre più competenze e capacità specialistiche, mentre alla sportelleria si interviene per specializzare, mentre si creano corner dedicati, mentre cioè TUTTO ruota attorno alla capacità di risposta, quindi alla sempre più elevata professionalizzazione specifica, che ci si inventa in Poste? Lo specialista “generalista”. Il tuttofare. L’onnisciente.
Che può andar bene per realtà medio-piccole, ma che rappresenta una bestemmia, in termini commerciali, negli uffici medio-grandi. Niente Specialisti in Finanziamenti, niente Specialisti in Investimenti, niente Specialisti in Assicurativo. Solo “Specialisti”. In cosa? Ci verrebbe da chiedere. Perché non basta un colpo di spugna o un cambio di targhetta sulla porta per “specializzare” una risorsa. Occorre una formazione mirata e fortemente incisiva, occorre riprofessionalizzare nel tempo e non dall’oggi al domani come si pretenderebbe.
Ripetiamo, non basta cambiare un’etichetta per trasformare una sala Investimenti o Finanziamenti o Assicurativa in “generalista”.
Lo stesso termine è oltremodo squallido. Indice di dequalificazione e deprofessionalizzazione. Si è convinti che “questa” sia la strada giusta? Quella che porta ad una maggior efficienza e produzione della macchina commerciale negli UP? Anche a guardarla a breve la mossa non ci convince per nulla. Se poi allunghiamo lo sguardo nel medio termine siamo certi che essa produrrà danni gravissimi.
Le figure Commerciali di Filiale e i Referenti di Sede vivono,poi, la frustrante condizione Palermo, 17 settembre 2014 di chi, non solo ci mette quotidianamente “del suo” (economicamente e fisicamente), ma è sottoposto a continue pressioni morali e personali rispetto ad una presunta posizione di “privilegio” che viene loro fatta scontare giorno dopo giorno.
Il Servizio Commerciale di filiale non svolge più alcun ruolo di supporto agli uffici che “devono” trovare al proprio interno capacità di risposte ai mille quesiti ed alle mille problematiche che quotidianamente affrontano con la clientela.
Attraverso gli SCUP esso è totalmente dedito alle attività di vendita itinerante alla stessa stregua di un qualsiasi ufficio postale.
Anche i Referenti di Sede, che dovrebbero fornire un supporto specialistico agli uffici, in realtà esercitano, in via principale, attività di formazione che ne limita sostanzialmente la rimanente attività di supporto. Ma d’altra parte, quando le attività formative diventano un business….
Se poi ci addentriamo negli aspetti organizzativi della struttura di Sede, ad esempio, scopriamo come non ci siano mezzi sufficienti a garantire ai Referenti la presenza nei territori. Se verifichiamo i territori che ciascun referente dovrebbe coprire scopriremmo come neanche presidiandoli H24 si riuscirebbe a garantire il supporto agli UP stabilito sulla carta. Si scoprirebbe come questi dipendenti percorrono centinaia e centinaia di chilometri con una Panda che funge da taxi, lasciando qualcuno qua e qualcun altro là. Come si perdano tre quarti di una giornata in macchina o aspettando “il taxi” per il rientro….
Questa è la spettacolare macchina commerciale di Poste. Questa è la “punta di diamante” di questa azienda.
Ci verrebbe da dire: non fosse per l’amore e la passione che i vostri dipendenti mettono, ogni giorno, nel loro lavoro, dipendesse tutto dalla capacità organizzativa e dalle politiche meritocratiche che si è stati capaci di mettere in campo staremmo tutti a cercar lavoro. Ma, per vostra fortuna, avete ancora gente appassionata, motivata, orgogliosa di dare il proprio contributo a questa malconcia quanto irriconoscente azienda.
A tal proposito. Qualcuno si è mai posta questa domanda? Se uno sportellista (liv. C) guadagna, più o meno, 1.250,00 euro e uno specialista di sala (liv. B) ne guadagna ben….1.250,00 euro, perché qualcuno dovrebbe, ancora, pensare al “salto di qualità”? Quale? Ci chiediamo. Quando vieni chiamato, stressato, spesso umiliato, con sms, mail e telefonate ogni giorno. Tutti i giorni. Quando rischi, grosso, propinando un prodotto non adatto. Perché non ti hanno formato o perché…ti hanno telefonato!
Anche la leggenda del “passaggio obbligato” per la progressione in carriera è svanita da un pezzo. Tanti giovani A2 occupano posizioni che limitano fortemente, se non bloccano, anche questa speranza.
Perché, allora, fare lo specialista di sala? Perché ambire a coprire il posto di SCUP o di Referente d’Area? Per correre come dei folli, da destra a manca, senza orari e dovendo, pure, dire grazie? Cosa offre questa Azienda a queste persone? A chi ha un sogno di crescita economica e professionale? ZERO.
Sapete come sogliono esordire parecchi Capi quando convocano gli specialisti per le consuete… bastonate settimanali ? “Chi di voi non vuole più fare il commerciale lo dica…. gli troveremo un altro posto….” . Magari dicesse quale….
E’ questo il modo di motivare, di far crescere le persone ed il sistema? No.
E’però lo specchio fedele di quanto povero e meschino, di quanto privo di logica e di prospettiva sia diventato questo fondamentale ramo d’Azienda.
E’ tempo che qualcuno rifletta su tutte queste questioni. Assolutamente non di poco conto in una Azienda votata al mercato. Che si rivedano, urgentemente, numeri, stipendi, percorsi, per non umiliare ulteriormente le aspettative legittime e questa voglia di “dare” che ancora attraversa i cuori e le menti di tanti giovani. Non si possono affidare le sorti di un’azienda “solo” alla voglia e all’entusiasmo delle nuove, ma anche delle vecchie, generazioni. Ci vuole, anche e soprattutto, sostanza ed un’idea (concreta) di sviluppo e di crescita.
La speranza è che qualcuno, presto, capisca. Ed intervenga.

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