Pensioni: cosa cambia dal 2013 con le regole della Fornero

Pensioni: cosa cambia dal 2013 con le regole della Fornero

7 gennaio 2013

Vi riportiamo una breve sintesi dei cambiamenti previsti per l’anno in corso.

Una data già scritta sul calendario da più di un anno: 1° gennaio 2013. E’ il giorno in cui inizierà la rivoluzione del sistema previdenziale italiano, messa in atto dal ministro del welfare, Elsa Fornero, e dalla sua contestatissima riforma delle pensioni. Ecco cosa cambierà:
Anche per il 2013, come è avvenuto nel 2012, ci sarà il blocco delle rivalutazioni delle pensioni superiori a 1.443 euro lordi. Gli assegni che oltrepassano questa soglia, non verranno adeguati all’inflazione. Le rendite al di sotto dei 1.443 euro, invece, saranno incrementati in base al costo della vita (3% circa). Si tratta però di una norma transitoria che, nel 2014, potrebbe scomparire.
LE NUOVE PENSIONI ANTICIPATE.
I cambiamenti più importanti all’orizzonte con la riforma previdenziale del ministro Fornero riguardano invece l’età di congedo dal lavoro. Già dallo scorso anno, sono sparite infatti le pensioni di anzianità (che permettevano di mettersi a riposo con determinati requisiti anagrafici e contributivi) e sono state sostituite da una pensione che viene detta “anticipata”. Nel 2013, si potrà andare in pensione con 42 anni e 5 mesi di contributi (nel caso degli uomini) o con 41 anni e 5 mesi (per le donne), indipendentemente dall’età. Sono previste però penalizzazioni per gli under 62. Nello specifico, chi non ha ancora raggiunto questa soglia anagrafica ma decide comunque di andare in pensione, subirà un taglio dell’assegno maturato dell’1% per ogni anno che precede il compimento dei 62 anni e del 2% per ogni anno che precede il compimento dei 60 (per chi decide di mettersi a riposo ancora più presto).
LE NUOVE PENSIONI DI VECCHIAIA.
Il prossimo anno crescono di 3 mesi, rispetto al 2012, i requisiti per accedere alle pensioni di vecchiaia, che consentono di mettersi a riposo dopo aver raggiunto una determinata soglia di età, indipendentemente dagli anni di contributi.
Dal 2013, tutti gli uomini e le donne impiegate pubbliche potranno congedarsi dal lavoro a 66 anni e 3 mesi, le donne lavoratrici autonome a 63 anni e 9 mesi, e le donne dipendenti delle aziende private a 62 anni e 3 mesi. Dal 2013 in poi, inoltre, la soglie dell’assegno di vecchiaia cresceranno di pari passo con le aspettative di vita della popolazione (rilevate dall’Istat) e le donne raggiungeranno gli stessi requisiti anagrafici degli uomini entro il 2018. Le giovani generazioni di oggi, dunque, si metteranno a riposo sempre più tardi. Ecco 4 esempi concreti per altrettanti profili di lavoratore.
– Chi oggi ha 26 anni, riceverà la pensione di vecchiaia nel 2056 dopo aver compiuto 70 anni e 6 mesi
– Chi oggi ha 36 anni, maturerà il diritto all’assegno tra il 2045 e il 2046 con 69 anni e 8 mesi
– Chi oggi a 46 anni, potrà congedarsi dal lavoro con i requisiti di vecchiaia tra il 2034 e il 2035 con 68 anni e 8 mesi
– Chi oggi ha 56 anni potrà mettersi a riposo nel 2023 con 67 anni e 5 mesi.
Alle lavoratrici dipendenti, in presenza di un’anzianità contributiva pari o superiore a trentacinque anni e di un’età pari o superiore a 57 anni, è confermata la possibilità di conseguire il diritto all’accesso al trattamento pensionistico di anzianità qualora optino per una liquidazione del trattamento medesimo secondo le regole di calcolo del sistema contributivo, a condizione che la decorrenza del trattamento pensionistico si collochi entro il 31 dicembre 2015.

Cordiali saluti
MARIO PETITTO
SEGRETARIO GENERALE
/FIRMATO/