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Andare in pensione prima per motivi di salute

Pensione anticipata per malattia e invalidità, in quali casi è possibile

Si può andare in pensione prima se si ha una grave malattia? La normativa previdenziale non prevede la possibilità di anticipare la pensione per il solo verificarsi di una malattia, ma bisogna che la malattia causi una riduzione della capacità lavorativa, cioè che sia riconosciuta una determinata percentuale d’invalidità, per ottenere uno “sconto” sui requisiti per il pensionamento.

In particolare, per poter ottenere la pensione anticipata per invalidità, bisogna possedere una riduzione della capacità lavorativa dall’80% in su, mentre è sufficiente un’invalidità dal 74% in su per ottenere una maggiorazione dei contributi pari a 2 mesi all’anno, con un anticipo del trattamento massimo sino a 5 anni.

Ma procediamo per ordine e vediamo quali sono le infermità che permettono di anticipare la pensione.

Pensione anticipata e handicap

L’esistenza o meno di un handicap, anche grave, non comporta un anticipo della pensione, perché, come abbiamo detto, il collocamento a riposo può avvenire prima solo sulla base della riduzione della capacità lavorativa: un soggetto, difatti, può essere sia invalido che portatore di handicap, ma le due condizioni non vanno confuse, poiché l’invalidità indica la diminuzione della capacità lavorativa, mentre l’handicap indica la condizione di svantaggio che limita lo svolgimento del proprio ruolo sociale.

Pensione anticipata per invalidità

Per gli invalidi con capacità lavorativa ridotta a meno di un quinto, ossia per chi possiede un’invalidità pari all’80% o superiore, è ancora applicabile la Legge Amato [1], che prevede l’anticipo della pensione di vecchiaia a 60 anni di età per gli uomini, ed a 55 anni di età per le donne, se vene cessata l’attività lavorativa. Questa pensione, però, non può essere ottenuta dai dipendenti pubblici invalidi.

Se il pensionato percepisce un assegno d’invalidità ordinario, questo viene convertito d’ufficio in pensione di vecchiaia.

Pensione anticipata ciechi

Per i non vedenti, i requisiti per l’anticipo della pensione sono abbassati, sempre dalla stessa Legge Amato, a 55 anni per gli uomini, e 50 anni per le donne.

Anticipo della pensione per invalidità

I lavoratori che hanno un’invalidità superiore al 74%, hanno diritto al riconoscimento di 2 mesi di contributi figurativi aggiuntivi l’anno, sino ad un massimo di 5 anni. In pratica, questi soggetti, qualora oltrepassino al soglia cumulabile, potranno anticipare la pensione sino a un massimo di 5 anni.

Pensione d’inabilità

Se, invece, al lavoratore viene riconosciuta un’inabilità assoluta e permanente a qualsiasi attività lavorativa, questi ha diritto alla pensione d’inabilità; per ottenerla deve possedere, però, almeno 5 anni di anzianità assicurativa, e 3 anni contribuzione versata nell’ultimo quinquennio.

La pensione è calcolata aggiungendo, alle settimane di contributi versati, una maggiorazione convenzionale, che copre il periodo mancante, dalla decorrenza del trattamento fino al raggiungimento di 60 anni d’età, sino ad un massimo di 40 anni di anzianità contributiva.

Il trattamento è incompatibile con lo svolgimento di qualsiasi attività lavorativa.

Chi non possiede i requisiti contributivi ma è riconosciuto inabile, ha invece diritto alla pensione d’inabilità per invalidi civili al 100%: si tratta di una prestazione dovuta a soggetti di età tra i 18 e i 65 anni, impossibilitati a svolgere qualsiasi attività lavorativa, con reddito inferiore a 16.532,10 euro.

Pensione inabilità dipendenti pubblici

I dipendenti pubblici, poi, possono ottenere una pensione d’inabilità anche se non possiedono un’inabilità assoluta e permanente a qualsiasi attività lavorativa. È sufficiente che sia certificata, difatti:

un’inabilità assoluta e permanente alla mansione;
un’inabilità assoluta e permanente a proficuo lavoro.
Bisogna comunque sottolineare che, in caso di inabilità assoluta e permanente alle mansioni svolte riconosciuta dalla commissione medica, il dipendente pubblico non ha automaticamente diritto alla pensione. Prima di dispensare dal servizio il lavoratore per inabilità, infatti, l’amministrazione è tenuta ad attribuire una mansione equivalente, che sia compatibile con l’inabilità riconosciuta.

Se questa nuova attribuzione non è possibile, l’amministrazione può proporre una mansione di posizione funzionale inferiore e, nel caso in cui il dipendente rifiuti questa collocazione, potrà essere dispensato dal servizio ed ottenere quindi la pensione, se possiede:

almeno 15 anni di servizio (14 anni, 11 mesi e 16 giorni), in qualità di dipendente dello Stato;
almeno 20 anni di servizio (19 anni, 11 mesi e 16 giorni), se è dipendente di un ente locale (es. Province, Comuni ecc.) o del comparto Sanità.
Per quanto riguarda, invece, la pensione per inabilità assoluta e permanente a proficuo lavoro, la prestazione è dovuta per il verificarsi di un’inabilità tale da impedire una collocazione lavorativa continuativa e remunerativa.

Hanno dunque diritto alla pensione tutti i dipendenti pubblici che presentano un’inabilità permanente e assoluta, fisica o mentale, a svolgere qualsiasi proficuo lavoro, non derivante da causa di servizio; anche in questo caso, i requisiti sanitari devono essere accertati da un’apposita commissione medica.

I requisiti per ottenere questa pensione, oltre a quelli sanitari appena esposti, sono:

il possesso di almeno 15 anni di servizio (14 anni, 11 mesi e 16 giorni);
la risoluzione, da parte dell’amministrazione, del rapporto di lavoro per dispensa dal servizio per inabilità.

Pensione a seguito di infortunio o malattia professionale

Se un lavoratore subisce un infortunio, o gli viene diagnosticata una malattia professionale (causata, cioè, dal tipo di lavoro o dall’ambiente di lavoro), a seconda del grado d’inabilità riscontrato può ricevere un trattamento in forma di rendita, in pratica una sorta di pensione, erogata dall’Inail.

Per approfondire l’argomento, vi invitiamo a leggere: Inail, rendita diretta per inabilità permanente.

(laleggepertutti.it)